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La potenza della lode


Ascoltando un'omelia di un santo sacerdote, anni fa, improvvisamente ci caddero le squame dagli occhi; don Mauro disse queste parole:

"La lode distrugge il peccato di empietà, perché con la lode si rimette Dio al proprio posto, cioè al centro del nostro cuore".

Lo so, detta così non fa l'effetto "eliminazione cataratta", ma cercherò di spiegarmi meglio.


Quando siamo concentrati su noi stessi entriamo nella Valle del Lamento e ci sentiamo le vittime degli altri: del coniuge che non ci ascolta e non ci comprende, del capo che non riconosce il nostro valore, dei figli che non si comportano come vorremmo e che lasciano al loro passaggio una scia di oggetti non identificati (libri sgualciti, abiti ammuffiti, scarpe spaiate, avanzi di cibo impossibile da definire, gomme da masticare masticate, calzini radioattivi).


Il tempo di permanenza nella Valle del Lamento può essere prolungato all'infinito: è una prenotazione flessibile, senza data di scadenza. Dipende da noi la decisione di interrompere la vacanza (da Dio) e ritornare a casa. Rientrare cioè in noi stessi.


Nella parabola che Gesù racconta - quella del Padre Misericordioso - di cui ci parla San Luca nel suo vangelo, ad un certo punto leggiamo a riguardo del figlio che aveva lasciato la casa del padre:


Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre ...


Rientrò in se stesso e disse: "Andrò da mio Padre"


Come rientrare in noi stessi? Mettendoci al posto giusto.

Non al posto di Dio. Il posto di Dio è il centro del nostro cuore, seduto su un trono di lodi. La lode rimette Dio proprio lì e ci scansa dal posto d'onore.



Ogni tanto Alfonso ed io ci prendiamo in giro quando uno dei due si lamenta perché, ad esempio, non è stato gratificato per un servizio dato. L'altro è pronto con il jingle:

"TUTTO RUOTA INTORNO A TE, IN FUNZIONE DI TEEEEEEE"


Un po' di sano umorismo serve a spezzare la catena del risentimento e dell'ingratitudine.


La lode ha un effetto benefico sui nostri pensieri, perché ridimensiona il problema, mostrandocelo alla luce dello Spirito Santo; la lode a Dio aiuta a schiacciare il nostro io, che spesso prende il posto di Dio: questo è il peccato di empietà, interpretare la realtà secondo ciò che suscita in noi. "Mi fa stare bene", "Non mi fa stare bene", "E' giusto perché mi sento appagata", "Non è giusto perché questa cosa mi fa soffrire".


Ma noi sappiamo che come il cielo sovrasta la terra, così i pensieri di Dio sovrastano i nostri pensieri. Impossibile fare entrare la mente di Dio nel nostro piccolo cranio taglia 58, ci è chiesto di ubbidire, non pretendiamo di capire sempre ogni cosa all'istante.

I progetti di Dio sono grandiosi, fidiamoci e cominciamo a lodarlo per ciò che farà per noi. Lui è un genitore buono, mica come noi che sappiamo ferire i nostri figli pensando di fare il loro bene. Lasciamolo lavorare, ha solo bisogno del nostro permesso.


Quando lodare Dio?


Se ascolteremo con attenzione ogni parte della Santa Messa, ci accorgeremo che la Chiesa ci offre degli spunti di riflessione inimmaginabili:


E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie sempre e in ogni luogo a Te, Signore, Padre Santo, Dio Onnipotente ed Eterno.


Ecco, lo sapevo. Lo hai letto di fretta, perché lo sai a memoria.

Rileggilo e scoprirai:

  • PERCHE' lodarlo: è cosa BUONA, GIUSTA, NOSTRO DOVERE E FONTE DI SALVEZZA;

  • QUANDO lodarlo: sempre. Anche quando siamo nella prova. "Non capisco perché mi trovo in questa situazione, ma so che Tu, Padre, mi stai insegnando qualcosa. Fa che non ne esca come ne sono entrato, che io possa crescere nella fede e nell'amore verso Te e verso i miei fratelli"

  • DOVE lodarlo: in ogni luogo. Mentre camminiamo, mentre ci relazioniamo con gli altri, mentre mangiamo, quando ci svegliamo. Diventerà un dialogo costante col nostro Papino e ci aiuterà a risollevare il capo quando è rivolto verso il nostro ombelico e ci impedisce di guardare il nostro prossimo e Dio stesso.

Non dimentichiamo che il lamento è un peccato.

Se viviamo in collegamento con Dio, vivendo cioè i Suoi comandamenti, allora dobbiamo essere certi che quello che ci sta accadendo è nella Sua Divina Permissione, per il nostro bene.

Se non viviamo nella Sua Legge d'Amore - perché i comandamenti sono parole d'amore per noi, proprio come i nostri "non mettere le dita nella presa", oppure "se frequenterai quella compagnia finirai male"- se non viviamo accanto a Lui, dicevo, allora quella croce è "handmade". Fatta con le nostre mani, naturalmente.

Inutile chiedere a Dio il significato delle nostre sofferenze quando abbiamo preso delle decisioni senza ascoltare il Suo parere: abbiamo chiesto a Dio cosa ne pensasse di quel fidanzamento, della nostra decisione di fare carriera, di posticipare la maternità o di allontanarci dalla Chiesa?)





Il lamento è peccato perché stiamo dicendo a Dio: "Ti sei sbagliato a mettermi in questa storia, in questa famiglia, in questo ambiente. Non sai fare il Tuo lavoro. Scansati, faccio io!"


Il popolo eletto, guidato da Mosè, ci impiegò quarant'anni - vagando nel deserto del Sinai - per passare dall'Egitto alla Terra di Canaan, la terra promessa da Dio.

Quarant'anni per coprire una distanza di circa 450 km: a piedi, stando larghi, ci avrebbero dovuto impiegare circa 15/20 giorni.

Quarant'anni. Venti giorni.

Perché? Perché in questi anni vagavano e si lamentavano, camminavano e parlavano contro Dio e contro Mosè. Erravano senza gratitudine a Dio, temevano ogni avversità senza riporre il loro destino nelle mani di Dio e si ritenevano abbandonati. Non solo, desideravano ritornare alla condizione di schiavi per poter gustare le cipolle d'Egitto al posto della manna. Quante volte rimpiangiamo il passato senza ricordare come certe situazioni ci legassero in catene impedendoci di crescere nella fede e quindi nell'amore!


La lamentazione ha come figlie l'ingratitudine, la solitudine, l'invidia e la paura.


Animo, dunque! Vogliamo raggiungere la Terra Promessa accorciando i tempi di attesa?

Allora decidiamo di cambiare atteggiamento. Mettiamoci in modalità "lode a raffica", ne godremo i frutti. La nostra fede aumenterà e anche la nostra capacità di amare.

Ricordiamoci che nessuno gradisce la compagnia di un lamentoso o di un pauroso: lasciamo che la lode invada il nostro cuore e potremo restare nel luogo scelto dal Padre per noi: il Cuore di Gesù. La Terra Promessa.






 
 
 

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