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IL CRICETO NELLA RUOTA

IL CRICETO


NELLA RUOTA


Suona la sveglia. Sono le sei.

Mi alzo, vado in bagno e già mi ripeto mentalmente il programma della mattina: torno a letto, recito le prime preghiere con Alfonso, poi ci alziamo per raggiunger la cucina, dove proseguiremo con la preghiera delle lodi…continuando l’elenco delle azioni che si svolgeranno nell’immediato, affiora un pensiero:


sembra lo stesso elenco di ieri, dell’altro ieri e dei giorni precedenti.


Se non ci fosse Gesù mi sentirei un criceto nella ruota.


Se non credessi che ogni istante è un dono unico e prezioso, mi è stato dato per amare e non tornerà mai più; se non sapessi che la mia vita e la mia libertà sono state pagate a caro prezzo, tutto questo non avrebbe senso.


La mente ritorna a quasi vent’anni fa, in quel tempo da noi rinominato A.C., cioè prima di incontrare Cristo.


Al lunedì mattina iniziavo prendendo il fiato e cercando di vivere in apnea fino al venerdì sera, nella speranza che il tempo trascorresse rapidamente. Il venerdì era per me l’inizio della festa: il weekend, un tempo in cui finalmente “staccare” da tutto.

Avevo elaborato una strategia: al lunedì pensavo “domani potrò già dire “domani siamo già a metà settimana!”. Superato il mercoledì la strada era tutta in discesa perché al giovedì già pregustavo la gioia del giorno seguente.


Naturalmente il week end era sempre deludente: le solite routine, i soliti discorsi con gli amici del sabato sera, le solite mangiate, le solite litigate per le stesse e noiose ragioni.

E alla domenica sera cadevo in depressione. Domani si ricomincia!


Quanto tempo speso a far passare il tempo!


Con Gesù tutto è cambiato. Come con Matteo il pubblicano Lui mi ha detto: “Seguimi!”

Io ho pensato ingenuamente: “Chissà dove mi porterà?” e già mi vedevo mille passi avanti a tutti, lontana da mio marito che non capiva cosa mi stesse succedendo; inutile sperare che il pover’uomo comprendesse il livello di santità a cui ero chiamata…

E invece no. Quel “Seguimi” di Gesù aveva una meta nascosta, che mai avrei potuto prevedere.

Dove, Signore? Dove mi porterai? In cima alle vette della santità attraverso chissà quali sentieri impervi?

“No, figlia. Seguimi. Andremo a casa tua”.


A casa mia??? Ci sono stata per vent’anni in quella casa! Ho servito tutti, ho lavorato e badato alla casa, ai figli, al marito. Ho sacrificato tempo e libertà. Non potremmo andare da qualche altra parte? Non so, in qualche monastero in cima ad una montagna dove stare da soli io e Te e meditare…


Macché. Grazie a Dio Lui è Dio e mi ama così tanto da non lasciarmi affogare nella mia presunzione, nel mio orgoglio, nella mia superbia. Nel mio peccato.


Gesù ha voluto entrare in ogni ambito della mia vita, a cominciare dal mio matrimonio. Mi ha mostrato quanto esso fosse fondato sulla sabbia: ho sperimentato quanto quei granelli di rancori, non perdoni, piccole vendette, risentimenti e rivendicazioni dei propri diritti si fossero accumulati così tanto intorno alla casa da impedire alla luce di entrare.

Quel cumulo di sabbia ci impediva di aprire porte e finestre per comunicare con l’esterno e fare entrare aria pura.


Vivevamo chiusi in noi stessi, cercando di proteggere la nostra relazione dagli attacchi di ipotetici nemici, senza accorgerci di avere da subito ospitato nella nostra stessa casa l’avversario.

Lo avevamo lasciato agire liberamente, gli avevamo permesso di muoversi con disinvoltura in ogni angolo del nostro cuore con un “prego, fai come se fossi casa tua!”.

Il nemico è il peccato.


La nostra lontananza da Dio ci riportava ogni volta alle origini della storia, quando i nostri progenitori, presi da un delirio di onnipotenza, conversarono con il nemico sperando di guadagnare la propria autosufficienza. Il peccato li allontanò da Dio, dal loro Padre, dalla fonte dell’Amore, della Comunione, della Verità, della Sapienza, dall’amicizia con il Creatore.


Come poter vivere una relazione coniugale immersa nel peccato, senza comunione, sincerità, apertura di cuore, perdono permanente, dono reciproco? Senza Dio?


Ecco perché Gesù con quel “Seguimi!” dice ad ognuno di noi “Voglio venire a casa tua”.

Ma non solo: desidera entrare fare luce in ogni ambito della nostra vita, in ogni relazione.

Poco alla volta il Maestro mi ha mostrato -alla luce della Sua parola- il mio essere donna, moglie, madre, figlia, amica, nuora, cognata, insegnante, ecc. Che disastro!


Lui ha rimesso mano ad ogni mia relazione, mostrandomi come alcuni atti e alcune mie decisioni non fossero guidati dall’amore, ma da un desiderio egoistico di approvazione, di esaltazione personale, di convenienza. Insomma, dal mio desiderio di trarre vantaggio da ogni situazione e di manipolare gli altri piegandoli al mio volere.


Con un evidenziatore spirituale Gesù sottolinea i miei pensieri, mostrandomi ciò che non viene da Lui. Ovviamente spesso sono sorda a questi richiami, perché preferisco crogiolarmi nei miei “diritti” alla lamentela, alla critica, alle previsioni catastrofiche, alle “consolazioni” umane.


Quando mi accorgo che il risultato di questa mia autosufficienza è negativo -provoca cioè ansia, scoraggiamento, delusione, rabbia e risentimento- riguardo le mie imprese dal punto di vista del vangelo e mi accorgo di essere completamente fuori strada.  

Ma superati i primi moti di orgoglio, finisco col rallegrarmi del fatto che Dio non mi lasci mai da sola nel mio fango. Lui viene ogni volta a riprendermi dolcemente, rispettando la mia libertà di figlia di Dio: quella cioè di rispondere NO, GRAZIE FACCIO DA SOLA.


UN'ARMATURA TROPPO INGOMBRANTE


Oggi rileggevo la storia del Re Davide, quando era già stato unto dal profeta Samuele, ma continuava a svolgere la sua mansione di pastore, ultimo tra i figli di Iesse.


Si presenta un problema importante per il popolo d’Israele: un guerriero enorme, tale Golia, provoca l’esercito dei figli di Dio con una sfida.


Il guerriero che fosse riuscito ad abbatterlo, avrebbe determinato la supremazia di Israele e il popolo dei filistei sarebbe stato sottomesso ai vincitori, in condizioni di schiavitù. Nel caso contrario, la stessa sorte sarebbe toccata ai figli di Dio.


Il gigante arriva armato, corazzato e accompagnato da uno scudiero.

Davide si offre di accettare la sfida contro Golia dopo essere venuto a conoscenza del premio per il valoroso guerriero che avesse vinto il combattimento:

“Chiunque lo abbatterà, il re lo colmerà di ricchezze, gli darà in moglie sua figlia ed esenterà la casa di suo padre da ogni gravame in Israele"


Interessante: la decisione di intraprendere un cammino di conversione implica sempre e per sempre una battaglia spirituale, ma ci sono dei vantaggi. Altrimenti non sarebbe conveniente.


·       Il re lo colmerà di ricchezze: i doni di Dio nella nostra nuova vita nello Spirito Santo sono infiniti e sorprendenti. La magnanimità del Signore è impensabile. Chi vi parla ne ha fatto esperienza: Gesù, quando lo lasciamo lavorare senza interferire, interviene dandoci forza e sapienza per superare le prove.

 

·       Gli darà in moglie sua figlia: saremo cioè parte della Chiesa. Saremo come gli sposi, un cuore solo e un’anima sola con tutto il corpo mistico di Cristo. Impossibile da definire in poche righe, ma ci basti sapere che siamo un tutt’uno con i nostri fratelli nella fede, con i santi e con le anime del purgatorio, immersi in una meravigliosa comunione.

 

·       Esenterà la casa di suo padre da ogni gravame in Israele: la grazia di Dio si riverserà su tutta la famiglia e avremo il condono di ogni “gravame”, il perdono di ogni peccato. Sempre. Non è meraviglioso?

 

Davide, che è un tipo sveglio, capisce che è un’occasione meravigliosa: si offre come volontario, ricordando al dubbioso re Saul ciò che Dio aveva fatto in passato per lui.

 

Davide disse a Saul: "Il tuo servo custodiva il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la preda dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l'afferravo per le mascelle, l'abbattevo e lo uccidevo.

Il tuo servo ha abbattuto il leone e l'orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha insultato le schiere del Dio vivente".Davide aggiunse: "Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo". Saul rispose a Davide: "Ebbene va’ e il Signore sia con te".


Davide si fidava di Dio, avendo avuto prova della fedeltà alle Sue promesse.

Saul, invece, contava molto sulle soluzioni umane, come spesso facciamo noi tutti.

Decide di dotare il suo giovane guerriero di armi e di rivestirlo di un’armatura iperprotettiva, tanto da rendergli impossibile il movimento.


Queste sono le nostre soluzioni umane dinnanzi ad un problema che non possiamo risolvere con le nostre risorse.


Lo scontro era palesemente impari.

Quante volte ci è capitato di trovarci davanti ad un Golia e voler usare strategie umane pur sapendo che il problema aveva assunto una dimensione esagerata? A chi ci siamo rivolti?

A me e a mio marito è successo più volte ed è stato sbalorditivo vedere poi i risultati del nostro lasciar fare a Dio: un mutuo impossibile da ottenere che ci è stato approvato; una settimana di ferie che non c’era e si è materializzata all’ultimo momento per permetterci di andare ad un seminario di guarigione; la vendita immediata di una casa impossibile da vendere; l’acquisizione di un lavoro impossibile da trovare a certe condizioni, ecc. ecc.

Come vedete Dio si occupa anche delle nostre situazioni concrete, non solo della nostra crescita spirituale. All’inizio guardavamo il “gigante” e pensavamo: “Non ce la faremo mai”.

Verissimo! Noi non ce la faremo mai, ma il nostro è il Dio dell’impossibile, mica il Dio del probabile! Se sarà per il nostro bene, riusciremo in questo intento, altrimenti vorrà dire che Gesù ha in serbo qualcosa di meglio per noi.

Davide quindi si libera da ogni vincolo, lascia armi e armatura e raccoglie cinque sassi. Sappiamo come finirà la storia.


Soffermiamoci sui cinque sassi: so a cosa state pensando. Esatto. Alla Gospa.

I cinque sassi per il combattimento spirituale -che non risparmia nessuno di noi fino alla fine-  sono essenziali per ottenere le nostre vittorie quotidiane:


1.      La preghiera del santo Rosario col cuore

2.      L’Eucaristia

3.      La confessione almeno mensile

4.      Il digiuno

5.      La lettura della Parola di Dio.


Ricordiamoci sempre che per abbattere il gigante c’è bisogno dell’armatura di Dio.

Date il nome al vostro gigante: si chiama forse PAURA?

La prossima volta vedremo gli effetti della paura nella nostra vita.

Primo fra tutti IL PECCATO.

 

 












 

 

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