ESEMPI SEMI-SERI DI VITA VISSUTA.
- Betti Rossi Ricucci
- 12 ott 2023
- Tempo di lettura: 8 min
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IL RISVEGLIO
Suona la sveglia. Lei salta giù dal letto, avendo il planning della giornata nitidamente davanti agli occhi: il colloquio con le maestre, la spesa nella pausa lavorativa, il dentista per l’apparecchio del piccolo, il nuoto del grande. Per la cena si vedrà, dopo aver confrontato i menu dei tre bambini della scuola e dell’asilo.
Lei chiama il marito per svegliarlo, ancora arrotolato nel piumone. Lui grugnisce. Lei lo spinge dal fianco, con tanta carità, (😉) facendolo rotolare delicatamente sullo scendiletto.
Lui: “Ma sei impazzita? Non potevi lasciarmi dormire ancora tre minuti? Lo sai che oggi avrò una giornata pesante!”
Lei: “Vuoi fare cambio con me? Perché piuttosto non ti sbrighi e mi dai una mano con la colazione, visto che fra cinque minuti saranno tutti svegli?”
E così inizia la giornata nella fretta, senza un gesto d’amore, ciascuno preoccupato per sé e per i propri impegni, dimenticando che il primo pensiero debba essere rivolto a Dio, chiedendo a Lui Lo Spirito Santo per poter amare. Non sarebbe stato meglio programmare la sveglia quindici minuti prima e iniziare la giornata pregando insieme? Non avrebbe portato frutti di comunione chiedersi cosa poter fare per l’altro, per esercitarsi anche oggi ad amarlo di più e meglio?
IL RIENTRO A CASA
Lui entra in casa, posa la valigetta sul tavolo e fa scorrere lo sguardo dal salotto alla cucina. La scena che si presenta sembra il set de “La battaglia delle 5 armate”, dopo la devastazione di Pontelagolungo da parte di Smaug.
Non si sente alcun profumo provenire dalla cucina e solo il gatto si è disturbato per venirlo a salutare, forse sperando di conquistare qualcosa di buono come compenso della sua accoglienza.
Lui sbraita: “Bambiniiiii! Cos’è ‘sto disordine??? E la cena? Perché non è pronta? Io lavoro, io!”
Lei, indispettita: “Sei appena tornato e già ti lamenti? Cosa pensi, che io sia stata fino adesso a farmi la pedicure?”
E così si guasta il momento del ricongiungimento.
Non sarebbe stato meglio dire ai bambini un po’ prima: “Sta per tornare papà, mettiamo tutto in ordine così quando rientrerà troverà una casa bella”.
E lui non avrebbe fatto meglio a dire: “Tesoro, grazie a Dio sei viva! Come hai fatto a sopravvivere a tutto questo? Dai, organizziamoci e dividiamoci i compiti”.? Un po’ di sano umorismo (non ho detto ironia), serve a stemperare situazioni difficili e a smontare l’istinto omicida.
CON GLI AMICI
Ci sono dei momenti particolari in cui ci si ritrova a cena o in altre circostanze, a condividere del tempo con altre coppie o con altre famiglie.
Queste, purtroppo, spesso sono occasioni per iniziare una guerra psicologica tra i coniugi, creando tensioni che possono sortire effetti contrastanti sugli astanti: alcuni potrebbero schierarsi dalla parte del coniuge dello stesso sesso (uomini in sostegno degli uomini e donne con donne), altri potrebbero sentirsi a disagio per il clima creatosi.
Lei, con fare noncurante: “Sapete cos’ha fatto mio marito venerdì scorso, quando è tornato dal lavoro? Si è seduto a tavola, io avevo ancora il rigurgito del piccolo sulla maglietta e avevo appena terminato di fare il bagno al grande. Gli servo il risotto e lui si alza di scatto, raggiunge il frigorifero, estrae un rametto di prezzemolo brandendolo come una spada, poi commenta, con aria scocciata: Non ci voleva molto, no? Bastava un po’ di prezzemolo e la faccia di ‘sto risotto sarebbe cambiata. Ma tu non ci pensi…”
Inizia lo schieramento. Gli uomini annuiscono, come a dire “In effetti bastava poco per trasformare un banale risotto in un piatto speciale”; l’incriminato, invece, si mette a ridere per sdrammatizzare la situazione, perché in effetti non aveva capito fino in fondo che il suo commento della settimana precedente fosse fuori luogo e decide di giocarsi la carta dello “Stavo scherzando”. La qual cosa sortisce un effetto peggiorativo.
Lui fino a quel momento non aveva compreso l’entità del danno, ma lei non si era preoccupata di comunicarglielo a fatto appena avvenuto; magari avrebbe potuto parlare col marito dopo cena, quando entrambi fossero stati più rilassati. No, lei no. Lei memorizza, sbobina il dialogo e lo salva in PDF. Se non ci fosse più posto sul desktop, nella cartellina “Ricordi negativi permanenti di un marito ingrato”, andrebbe ad archiviarlo su un hard disk esterno, sempre depositato nel suo cervello.
Lui allora, raccolte le reazioni indignate delle altre donne, chi con parole di fuoco, chi con sguardi che comunicano in serie: stupore-dolore-disprezzo-livore-intolleranza-ribrezzo, decide di difendersi, usando la stessa arma dell’ironia.
“Perché voi non sapete cos’ha fatto lei! (e intanto cerca di trovare qualche capo d’accusa, perché, in quanto uomo, è meno suscettibile a certe reazioni e tende a dimenticare facilmente). Poi si illumina! È arrivato il momento di giocarsi la carta del sesso!
“È vero -ammette l’accusato- Cerco di consolarmi col cibo e desidero un po’ più di attenzione ai dettagli, ma lo faccio perché è l’unica mia consolazione. Non pretendo altro da lei. Sono settimane che non pretendo altro! Lei è stanca, lei ha troppi pensieri per la testa, si sente tesa, preoccupata, ha male alla schiena, ha discusso con sua madre…e ce n’è sempre una!”
A quel punto la guerra ha inizio: i mariti più audaci, fingendo di consolare l’oppresso, colgono l’occasione per unirsi alla querela, portando le loro testimonianze sulla rarefazione dei loro incontri intimi; quelli più avveduti, invece, simulano uno stato catatonico, consci che la pericolosa discussione continuerà in separata sede, in camera da letto, e si fanno forza nel ricordare il prezioso consiglio dell’amico separato, ripetendolo mentalmente come un mantra: mai dare ragione al maschio!
Non sarebbe stato meglio, dopo cena, dire al marito: “Sai, amore, che questa sera mi ha fatto male nel farmi quell’osservazione? (ovviamente lui non capirà assolutamente a cosa la moglie si stia riferendo). Sai, sono un po’ suscettibile, mi sento caricata di mille responsabilità e troppi impegni. Lo so che non era tua intenzione offendermi, ma ti chiedo di avere più pazienza con me”.
E lui, di fronte alla provocazione della moglie, pensate a quale reazione avrebbe suscitato se avesse detto: “Lo so, tesoro, hai ragione. Sono stato un egoista (“imbecille” secondo me è più d’effetto). Non ho nemmeno pensato a tutto il carico che hai accumulato nella giornata. Ti chiedo perdono, qui davanti ai nostri amici. Per dimostrarti quanto sono addolorato domani verrò con te a caccia di saldi e questa sera ti farò un massaggio completo, senza aspettarmi assolutamente nulla da te. Voglio solo che tu ti senta bene.”
Reazione prevista: l’intero team delle donne trattiene a fatica le lacrime; l’interessata seppellisce l’ascia di guerra. Il branco delle femmine, immediatamente dopo, infilza con sguardi infuocati i mariti, i quali interpretano il linguaggio non verbale delle agguerrite compagne: “hai sentito cos’ha detto questo tuo amico santo? Mai una volta che tu ti sia sacrificato per me o che abbia ammesso la tua colpa! Vergognati!”
Partita conclusa: Spirito Santo vs spirito del male: 1 a 0
RIMPROVERANDO I FIGLI
Il figlio grande è tornato da scuola, lancia lo zaino lungo il corridoio sperando che arrivi alla porta della cameretta senza che lui debba sprecare altri passi, rotea il giubbotto come Tony Manero ne “La febbre dal sabato sera”, poi lo libera al suo destino ed esso plana al centro del divano.
Grugnisce un “Bella zia!” come saluto alla genitrice, poi sparisce tra i cuscini in piuma della poltrona e si immerge nel suo nuovo smartphone.
Il padre che è a casa in smart working da poco e non ha mai avuto il piacere di essere a casa in settimana all’ora di pranzo, ha assistito alla scena sporgendo la testa dal monitor del portatile aziendale. Ha una improvvisa sensazione nuova, strana, come di rigetto: una stretta alla bocca dello stomaco. La pressione sale all’impazzata, gli occhi roteano come Regan nel “L’esorcista”. Non trattiene più questa energia distruttiva e ruggisce: “Sei impazzito? Come ti permetti? Ti sembra il modo di entrare in casa? Credi di avere un maggiordomo? Adesso spegni quell’affare, riordina la cartella e il giubbotto e siediti a tavola! E non permetterti mai più di avere un tale comportamento!”
Il cucciolo ferito, sorpreso da tale reazione, volge lo sguardo a colei che lo ha portato per nove mesi nel suo ventre, sicuro di trovare nella misericordiosa genitrice un po’ di complicità e di consolazione.
La madre non proferisce parola, simulando approvazione. Per un attimo il marito si illude di avere la certezza di un sostegno, una complicità coniugale e genitoriale, ma poi succede l’irreparabile: la donna indirizza uno sguardo di disprezzo al marito, scrollando leggerissimamente il capo e stringendo le labbra (a “sedere di gallina”, direbbe mio marito), poi, incrociando lo sguardo di colui che hanno trafitto, (il figlio ferito e distrutto nell’autostima) solleva impercettibilmente il sopracciglio destro, comunicando col solito linguaggio non verbale:
“Non ti preoccupare, tesorino mio, tuo padre non capisce niente, non è abituato; non dargli retta, lui non sa che tu torni stanco e afflitto da una pesante giornata scolastica. Stai tranquillo, c’è mamma con te, per ogni necessità.”
E al marito, con l’ausilio dei soli occhi (ah, no! C’erano anche le labbra a “sedere di gallina”) comunica: “Sei il solito dittatore, incapace di creare una relazione positiva con tuo figlio! Poi ci sorprendiamo se i ragazzi si vanno a drogare!”
Stando zitta e con uno sguardo ha distrutto l’ autorità del padre.
Non sarebbe stato meglio sostenere il marito, magari attenuando la tensione, aggiungendo parole d’incoraggiamento?
“Tuo padre ha ragione. Riordina tutto e poi vieni a tavola, così ci racconti com’è andata la giornata. Per il telefono ci sono delle regole che ti chiediamo di rispettare. Conosci i tempi per usarlo.”
Poi, con molta calma e dopo un po’ di tempo, i due potrebbero discutere su quali obiettivi raggiungere e quali le modalità per far crescere al meglio il figlio. Si accorgeranno che ciascuno dei due, per il bene di tutta la famiglia, dovrà cedere qualche propria convinzione per individuare il vero bene per il ragazzo e agire di conseguenza, ma sempre in comunione con il coniuge. Ciascuno avrà il proprio stile educativo, proprio perché maschio e femmina, ma entrambi si adopereranno per il bene del figlio: una creatura che è stata loro affidata da Dio come dono d’amore.
DOPO CENA.
Finalmente un po’ di pace. Bambini lavati, pigiamati e a letto.
Lui accende la tv: questa sera danno ancora “Fantozzi contro tutti”. Ancora. Lei sa già che si annoierebbe a morte restando davanti alla tv, detesta quel film di cui lui anticipa le battute con grande soddisfazione, aspettandosi l’applauso della moglie per tale cultura cinematografica.
Lei: “Noooo, ancora il ragioniere!!! Ti pregooooo!!” Poi desiste. “Lascia perdere, guarda. Vado in camera a vedere Downton Abbey, almeno lì c’è qualcuno che sa comportarsi da vero gentiluomo!”
Lui: “Cosa vorresti dire, che io sono un buzzurro?”
Ed è inutile continuare, perché sappiamo già che a quel punto si aprirà il vaso di Pandora (o la scatola di pandoro, come dice la mia amica Michelle che è irlandese ma vive a Como)
Non sarebbe stato meglio decidere di stare insieme e trovare un film, magari noleggiandolo, che metta d’accordo entrambi? Oppure fare altro. Pregare un rosario, per esempio. Leggere un libro insieme. Cercare di condividere il tempo e usarlo per raccontarsi i sentimenti del proprio cuore.
LA NOTTE
Ore ventitré. Tutto tace. Finalmente i due coniugi si infilano nel letto. Lui si avvicina e la accarezza dolcemente.
Immediatamente si alza la voce del mezzano, che implora aiuto alla madre ansiosa: Mammmmmaaaaaaa!!!
Lei schizza fuori dal letto faticando come un salmone che risale la corrente, perché lui la trattiene per l’elastico dei pantaloni del pigiama, supplicandola: “aspetta un attimo, vedrai che adesso smette.”
Lei si smarca dalla stretta dell’illuso e raggiunge la fonte del suono, che ovviamente persiste in costante aumento di decibel. Prende tra le braccia il cucciolo, lo consola: “Cosa succede, tesoro?”
Il pargolo, singhiozzando: “Ho sete”.
La madre lo rassicura: “Adesso mammina ti porta l’acqua”.
Il guastafeste dichiara: “Voglio dormire con te!”
L’anello debole risponde: “Certo amore.”
Il seguito lo immaginate da soli.
Non sarebbe stato meglio rimettere a posto il pargolo, dicendogli chiaramente: “No, il lettone è di mamma e papà. Ognuno ha il proprio letto. Dormi tranquillo e ci vediamo domattina.”?
E sono sicura che lei sarebbe stata facilitata a risistemare il bambino, se fosse stata invogliata a trascorrere un momento d’amore col marito: lui l’avrà corteggiata, aiutata, sostenuta, amata durante tutta la giornata?
Oppure l’avrà criticata, rimproverata, ignorata e scoraggiata?
Una donna fatica a lasciarsi andare tra le braccia del marito se non si sente desiderata in tutta la persona, amata totalmente e gratuitamente.
e
Un uomo fatica ad essere accogliente e tenero, se la donna si dedica completamente ai figli, ignorando il marito e criticandolo continuamente.
È importante che i coniugi si impegnino a restare sempre in una relazione positiva, in un legame d’amore che è un dono di Dio per tutti i coniugi che lo desiderano.
Siamo capaci di controllarci al lavoro con i nostri superiori, con gli amici ma anche nelle circostanze in cui siamo in relazione con persone sconosciute. Sappiamo trasformarci in esseri meravigliosi quando lo riteniamo necessario, poi in famiglia, col nostro coniuge, ecco che i freni inibitori spariscono e riversiamo tutte le nostre frustrazioni su chi è più vicino a noi e che dovremmo amare di più.
Il nostro coniuge è un dono prezioso: se dovesse morire questa sera stessa, cosa rimpiangeremmo?
Di non aver fatto valere le nostre ragioni nelle discussioni, o piuttosto di non averlo amato abbastanza?
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